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Etichette d'autrice per Marchesi di Ravarino

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La mia conoscenza della famiglia Marchesi è iniziata davanti a un calice di Lambrusco di Sorbara di una tonalità di rosa talmente chiara da sembrare quasi biondo.

Pensavo avremmo parlato del concetto che mi si chiedeva di trasmettere attraverso un’immagine, qualcosa che avrebbe potuto ben rappresentare la filosofia dietro alle loro coltivazioni e alla produzione dei loro vini.

E invece: quale immagine ti suggerisce questo vino annusandolo, assaggiandolo, osservandone le sue sfumature?

Questa domanda mi ha letteralmente spiazzata..non mi si stava chiedendo di tradurre un loro pensiero ma il mio particolare punto di vista. Mi si voleva dare completamente fiducia. Ciò che interessava loro era la mia particolare visione, cosa le mie papille gustative, le mie narici e i miei occhi, insieme al mio sentire mi suggerivano degustando i loro prodotti. E poi se la cosa li avesse colpiti, se fossi riuscita a cogliere qualcosa di importante anche per loro, se ci fosse stata sintonia di cuori e cervelli, allora era fatta, l’etichetta era mia. Una sfida bellissima.

Dovevo solo essere me stessa. Potevo piacere o non piacere ma dovevo mettermi a nudo. E sarebbe stato l’amore o il rifiuto.

Il genere di sfide che fa per me.

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le opere dalle quali sono state realizzate le etichette:
The Gun/Bless you, 2022, 80x110 cm. | etichetta per "Ravarein"
Baby, 2022, 120x120 cm. | etichetta per "Baby Magnum"
Le Dialogue II, 2023, 80x110 cm. | etichetta per "Stile Antico"

Abbiamo iniziato assaporando un calice di Baby Magnum, un Lambrusco di Sorbara in purezza. Già il nome mi ha colpito molto: magnum, come il formato nel quale è stata pensata inizialmente la bottiglia. E baby perché poi è stata realizzata anche nel formato più piccino, quello standard. Ma ai miei occhi questo Baby non ha tolto quantità ma anzi ha aggiunto qualcosa, un’identità, un nomignolo, un soprannome forse di una creatura, la mia creatura, che stava già nascendo, ancor prima che il vino mi giungesse alle labbra.

E poi è stata la volta del colore: qualche istante a osservare il liquido rosa prima di assaggiarlo. Era chiarissimo, leggermente opaco a causa dei lieviti saliti in superficie, bello, come i capelli di un punk quando da fucsia stanno virando verso il biondo. Pallido come se alla luce del sole preferisse la luna ma allo stesso tempo acceso, come se al suo interno scorresse un fiume di vita.

L’ho portato alle labbra e sono stata quasi morsa. Era pungente, per niente zuccherino, secco, come uno schiaffo ben piazzato, ma uno di quelli schiaffi che non fanno male, sono schiaffi dell’anima, ti fanno spalancare occhi e orecchie, come a dirti “ma davvero sei stato così cieco fino ad ora”? E quello che ti lascia alla fine è una bocca pulita ma come se fosse stata presa all’amo, col desiderio di averne ancora.

E’ stata questa sensazione  che mi ha fatto pensare che la sua immagine rappresentativa dovesse essere dall’impatto un po’ forte, apparire come un lampo, vagamente disturbante ma in fondo anche illuminante.

Mi sono concentrata sul concetto di purezza. Mi ha colpito che questo vino ogni anno sarebbe stato leggermente diverso e che la sua colorazione potrebbe virare davvero dal biondo al rosa shocking a seconda delle condizioni nelle quali è maturata l’uva di quell’anno. Nulla viene aggiunto, nulla viene corretto, gli si permette di essere così com’è, nel bene e nel male, di mostrare tutte le sue qualità e  di apprezzare persino le sue “imperfezioni”. Non viene edulcorato in alcun modo ma servito schietto, come natura l’ha fatto. Ecco perché l’ermafrodita ed ecco perché la sua nudità. Viviamo in una società che non ha ancora la benché minima idea di cosa sia realmente il rispetto della persona, che si nasconde dietro al politicamente corretto e si riempie la bocca delle parole gender e Lgbtq+ ma che ancora non ha compreso che queste sigle non dovrebbero nemmeno esistere perché non esiste il giusto o lo sbagliato, il normale e tutte le altre forme, perfettamente catalogate e siglate. Esistono solo persone, ognuno con le proprie qualità, bellezze e imperfezioni, ognuno perfetto così com’è se in grado di essere autentico. Solo la menzogna cela l’imperfezione, la bugia, il non detto, l’occultare, la vergogna… tutto questo è davvero innaturale. Non c’è niente di più normale che essere sé stessi.

Il mio Baby magnum è una creatura angelica, poiché pura. Lui è semplicemente così com’è.  E’ fluido e sarà la vita a portarlo a crescere negli anni, modificandosi, un giorno biodo, un giorno rosa, un altro maschio, un altro femmina, lui è completo, ma non nel senso della sua sessualità ma in quello di una sua consapevolezza e non teme giudizio. Al mio Baby non interessano gli asterischi o che lo si chiami con pronome neutro. Chiamatelo come vi pare.. lui continuerà a volare, a pensare, a sognare ad amare, qualsiasi stupido nome gli verrà affibiato. E’ crudo sì, è secco, anche un po’ impertinente e sfacciato, ma delicato, efebico, leggero e soprattutto autentico.

Mi ha colpito che la famiglia Marchesi abbia scelto fra i simboli del suo stemma anche un unicorno, un animale mitologico magnifico, simbolo proprio di purezza. Un animale candido e asessuato e che negli ultimi anni è stato accolto dalla comunità gay come simbolo di orgoglio e di uguaglianza.

Mi chiamo stella (Stefania Gagliano) e sono onorata di essere stata scelta per rappresentare un’etichetta che spero che possa spalancare occhi e cervello, insieme a narici e papille gustative.

Io sono una persona, appartengo al genere umano, purtroppo. Sogno un mondo libero dai pregiudizi e la libertà individuale, fin quando essa non nuoce ad altre creature. Credo nella bellezza dell’unicità.

                                                                                                                                                                                                     

                                                                                                                                                                                              Stefania Gagliano

Ravarein, Stile Antico e Baby Magnum con le nuove etichette

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